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Archive for dicembre 2011

Natale in Islamabad: il Primo Ministro Yousaf Raza Gilani visita la Fatima Church

Sta mattina il Primo Ministro Yousaf Raza Gilani visita la Fatima Church insieme con il Ministro dello Stato, Akram Gill, Ministero Federale dell’Armonia Nazionale, e il consigliere speciale Paul Bhatti, per fare gli auguri. Erano presenti il vescovo Rufin Anthony, ordinario della diocesi, il nunzio apostolico e il corpo diplomatico internazionale.
Il Primo Ministro ha assicurato che tutti i cittadini del Pakistan hanno i pieni diritti e la costituzione del 1973, approvato dal Zulfiqar Ali Bhutti, fondatore della Pakistani People’s Party, è ideale per tutti i cittadini.
La presenza del Primo Ministro, con la comunità cristiana,in questo periodo di tensioni per le minoranze , è stato un gesto di amicizia e benvolere da parte del governo.

Asia Bibi: Dopo Shahbaz Bhatti e Salman Taseer nessuno ha il coraggio di difenderla

Dopo l’omicidio di Shahbaz Bhatti e Salman Taseer nessuno ha il coraggio di parlare della libertà di Asia Bibi e di difendere quasi 700 casi annui di conversione forzata delle donne pakistane cristiane.
Oggi Asia Bibi, una innocente madre famiglia, donna molto semplice, sta affrontando isolamento che comincia erroderla intriormente.
Associazione dei Pakistani Cristiani in Italia ha chiesto al Ministro dello Stato Akram Gill di intervenire per una visita medica adeguata e possibilmente con uno psicologo. Il ministro ci ha assicurato la sua collaborazione per l’assistenza medica appropriata ad Asia Bibi.
Oggi le domande nascono spontanee: Dopo questo periodo di silenzio stampa oggi a che punto sta la situazione legale di Asia Bibi? Riuscirà a stare insieme con la sua famiglia libera da ogni accusa falsa? Ci sarà qualcuno che si occupi seriamente della sua liberazione? Coloro che interverranno per la sua liberazione saranno al sicuro?
Ecco il racconto all’Agenzia Fides dei amici che l’hanno visitata nel Carcere:
Asia Bibi, in cella di isolamento, rischia la malattia mentale ma “perdona i suoi aguzzini”Asia Bibi, la donna cristiana condannata a morte ingiustamente per blasfemia, in carcere dal 9 giugno 2010, rischia la malattia mentale: le sue condizioni psicofisiche sono in continuo degrado e “urge per lei un check-up medico completo”. Ma il suo morale, nei rari momenti di lucidità, resta alto e Asia ha detto di aver “perdonato i suoi aguzzini”: è quanto afferma all’Agenzia Fides Haroon Barkat Masih, Direttore internazionale della “Masihi Foundation” (MF), Ong che tutela i diritti dei cristiani in Pakistan e che si occupa dell’assistenza legale e materiale della donna. Una delegazione internazionale della “Masihi Foundation” ha incontrato Asia Bibi ieri, 19 dicembre 2011, nel carcere distrettuale di Sheikpura, dove si trova da oltre un anno, per verificare le sue condizioni, portarle una parola di speranza e gli auguri di Natale, mentre il processo di appello, dopo la condanna in primo grado, è ancora pendente presso l’Alta Corte di Lahore.
In un comunicato diffuso dalla “Masihi Foundation” dopo la visita al carcere, e inviato all’Agenzia Fides, si afferma che “a causa del suo confino solitario, Asia Bibi, 46 anni, appare notevolmente invecchiata, ha un colorito pallido, sembra molto fragile, perfino incapace di stare da sola”. Asia era scortata da due donne del personale di guardia.
“Al momento dell’incontro, il suo sguardo vagava nel vuoto, non riusciva a capire cosa stesse accadendo, era completamente confusa e stupita. Per tutto il tempo della conversazione – oltre 2 ore e 20 minuti – i suoi pensieri erano alla deriva” nota con preoccupazione la Masihi Foundation. “Ha reagito agli stimoli con emozioni contrastanti, ridendo, piangendo e restando in silenzio per lunghi periodi di tempo”.
“Per i primi 10 minuti – prosegue il testo inviato a Fides – Asia non è stata in grado di reagire e non riusciva a capire se eravamo amici o nemici. Ha detto che nessuno si stava seriamente occupando di lei, aveva paura e sembrava molto fredda e nervosa. Non riusciva a tenere gli occhi fissi in un punto o verso un interlocutore. Le abbiamo offerto acqua e sembrava perfino spaventata dall’acqua”. Le sue condizioni di igiene personale erano terribili: Asia non fa un bagno da oltre due mesi.
La delegazione della Masihi Foundation le ha assicurato di provvedere per lei un’assistenza legale di alto livello. Asia, con tono di voce basso e dimesso, ha ripetuto ai membri della MF che “desidera solo tornare dalla sua famiglia” e che continua a pregare e digiunare. La donna chiede ai cristiani nel mondo “di continuare a pregare per lei”. Alla domanda su come passa il tempo, Asia ha risposto: “Ho perso il senso del tempo. Non ho l’idea di un’ora, un mese, una stagione. L’unico giorno che ricordo è il 9 giugno, il giorno più buio della mia vita, quando sono stata arrestata. E’ l’inizio di un incubo per me e la mia famiglia”.
Interpellata sul perdono, Asia ha spiegato: “In primo luogo vivevo frustrazione, rabbia, aggressività Poi, grazie alla fede cristiana, dopo aver digiunato e pregato, le cose sono cambiate in me: ho già perdonato chi mi ha accusato di blasfemia. Questo è un capitolo della mia vita che voglio dimenticare”, rimarcando anche che “tanti altri fratelli cristiani sono accusati ingiustamente come me”. Mentre la delegazione era sul punto di partire, spaventata, Asia ha gridato fra le lacrime “Quando sarò rilasciata?”.
“E’ un interrogativo che giriamo al governo pakistano, alla comunità internazionale, alla Chiesa universale”, commenta in un colloquio con Fides Haroon Barkat Masih. “Se Asia resterà in isolamento rischia seriamente una malattia mentale che potrebbe compromettere definitivamente il suo equilibrio psicologico. Chiediamo che le autorità permettano subito a un team di medici di visitarla a darle delle cure” prosegue il Direttore della MF. “Di recente Papa Benedetto XVI ha visitato i detenuti di un carcere italiano: crediamo che, nel suo gesto, abbia incluso simbolicamente tutti i detenuti del mondo e anche Asia Bibi, che passerà un Natale triste, nella solitudine di una cella. Chiediamo a tutti i cristiani del mondo di ricordare al Signore Asia Bibi, la sera di Natale, e di elevare una preghiera per lei”. (PA) (Agenzia Fides 20/12/2011)

“Maria Goretti Pakistana”: simbolo dei 700 casi di conversioni forzate

(foto dagli archivi dell’associazione Pakistani Cristiani in Italia)

Alcune derive politiche stanno facendo di tutto affinche si possa rimuovere l’attenzione dal caso di Mariah Manisha di Faisalabad, popolarmente conosciuta come “Maria Goretti Pakistana”, che è diventata simbolo della conversione forzata delle 700 ragazze cristiane del Pakistan. Lo attegiamento fu adottato anche per deviare l’indagine sulla morte di Shahbaz Bhatti, martire della fede.
Ecco alcuni dettagli raccontati dall’Agenzia Fides:
Pressioni politiche e falsi testimoni intendono insabbiare il caso della “Maria Goretti del Pakistan”, come la definisce la comunità cristiana locale: si tratta di Mariah Manisha, ragazza cattolica uccisa il 27 novembre 2011 nel villaggio di Samundari (diocesi di Faisalabad) dal 28enne musulmano Mohammad Arif Gujjar, perchè si era opposta a uno stupro, a un matrimonio forzato e alla conversione all’islam (vedi Fides 2 e 7/12/2011).
P. Khalid Rashid Asi, Vicario generale della diocesi di Faisalabad, dichiara all’Agenzia Fides: “Alte personalità politiche si stanno muovendo per far rilasciare l’omicida di Mariah. Temiamo che le indagini possano finire con un nulla di fatto. Per questo, come Chiesa locale, stiamo seguendo il caso e lo abbiamo portato all’attenzione della Commissione ‘Giustizia e Pace’ della Conferenza Episcopale”. “Chiederemo ufficialmente che le indagini sul caso vengano affidate a un team di inquirenti federale, per evitare problemi di corruzione e contaminazioni locali” spiega il Vicario della diocesi, anticipando a Fides i contenuti di un comunicato ufficiale che il Vescovo di Faisalabad, Mons, Joseph Coutts, diffonderà nei prossimi giorni.
Secondo informazioni fornite a Fides dalla Commissione “Giustizia e Pace” di Faisalabad, “le indagini sul caso continuano, ma nel villaggio di Samundari, dove ci sono pochissimi cristiani, alcuni testimoni musulmani sono pronti a dichiarare che la ragazza si è suicidata, per scagionare il vero colpevole”. La Commissione Giustizia e Pace ha svolto sue indagini e ha scoperto che Arif Gujjar, invaghitosi di Mariah, da tempo la perseguitava e la minacciava, visto il rifiuto alle sue avances.
La Chiesa locale, dice p. Asi, “attende la conclusione ufficiale di questa vicenda per poi valutare il caso da un punto di vista strettamente spirituale e per esaminare la possibilità di segnalarlo come caso di martirio”. Negli ultimi anni la comunità cattolica in Pakistan, conclude, “ha diversi casi come questo, in cui i credenti, gente povera e umile, hanno preferito morire piuttosto che abbandonare la propria fede sotto minaccia”. (PA) (Agenzia Fides 13/12/2011)

Pakistan: ragazza cattolica uccisa a Faisalabad, per la Chiesa locale è una “martire della fede”

3 dicembre 2011 1 commento

2011-12-04 Radio Vaticana

La Chiesa cattolica pakistana la definisce “una martire della fede”: Mariah Manisha era una ragazza cattolica di Faisalabad uccisa una settimana fa da un uomo musulmano che l’ha sequestrata e che intendeva sposarla. Il parroco cattolico di Khushpur, dove vive la famiglia della diciottenne Mariah, ha riferito all’agenzia Fides che “la ragazza ha resistito, non ha voluto convertirsi all’islam e non ha sposato quell’uomo, che per questo l’ha uccisa”. D’altro canto, come denunciato dalle comunità cristiane del Punjab, non si contano le violenze contro le donne cristiane, perpetrate nel silenzio e nell’ingiustizia. Sulla drammatica uccisione di Mariah Manisha, Alessandro Gisotti ha chiesto una riflessione al prof. Mobeen Shahid, presidente dell’Associazione dei Pakistani Cristiani in Italia:

R. – L’esempio di Mariah Manisha – appena ho letto la notizia su Fides e come mi è stato poi raccontato da Faisalabad – mi ha fatto pensare subito a Maria Goretti: entrambe hanno lo stesso nome e sono legate alla fede cattolica. Mariah Manisha mi fa pensare anche a tutte le altre ragazze, che purtroppo stanno vivendo la stessa esperienza. Ci sono più di 700 casi all’anno, in cui le nostre ragazze subiscono rapimento, violenza sessuale e la conversione forzata. Come dice anche il presidente della Conferenza episcopale pakistana, il vescovo Joseph Coutts, non è la prima volta e non si sa esattamente come trovare una soluzione.

D. – Le donne sono ancor più indifese…

R. – Le donne purtroppo nella nostra società sono la parte più debole: non solo le donne cristiane, ma anche le donne musulmane. Una donna non musulmana “vale” pochissimo, perché nella società attiva non ha nessun ruolo. Noi abbiamo una parlamentare cristiana, che è una donna forte, ma che allo stesso momento non ha purtroppo una voce considerevole in capitolo: è solo la sua parola contro 341 parlamentari e non si riesce ad arrivare a decisioni che possano incidere sulla difesa delle donne, in particolare delle donne non musulmane in Pakistan.

D. – C’è un rischio anche di estremizzazione islamista con gli attacchi da parte delle forze americane, impegnate nella lotta contro il terrorismo, che fanno vittime civili, e, dunque, da parte di alcuni si vuole strumentalmente identificare il cristiano con l’occidentale…

R. – Sì. C’è un importante contributo della Chiesa cattolica in Pakistan, ma allo stesso tempo, purtroppo, alcuni gruppi islamici fondamentalisti o fanatici, per attaccare l’Occidente e per acquisire per loro visibilità a livello internazionale, attaccano i cristiani.(ap)

Shabhaz Bhatti ricordato in Italia per la sua testimonianza di fede in politica

Roma (Agenzia Fides) – Una esimia testimonianza di fede in politica, significativa per il presente e per il futuro del Pakistan: con tali motivazioni, domenica 4 dicembre la figura di Shahbaz Bhatti, Ministro federale per le Minoranze religiose, leader cattolico impegnato direttamente in politica, ucciso nel marzo 2011, sarà ricordato in Italia, nella cerimonia del premio “Santa Barbara nel mondo”, organizzato dalla diocesi e dalla città di Rieti, di cui Santa Barbara è patrona. Il premio verrà assegnato alla Marcianum Press, casa editrice veneziana che ha pubblicato il testo “Cristiani in Pakistan: nelle prove la speranza”, che raccoglie il testamento spirituale di Bhatti, un testo che ha lasciato il segno per profondità e incisività. E’ il testo, largamente diffuso dopo la morte del Ministro, in cui Bhatti afferma di volere solo “un posto ai piedi di Gesù”. Mons Dino Pistolato, Direttore della Caritas veneziana, autore del testo-conversazione con Bhatti, ricorda a Fides: “Quel testo è un atto di profezia. Di Bhatti ricordo la fedeltà, la coerenza, la passione per l’uomo. In ogni gesto quotidiano, egli era capace di stare con Dio”. Al premio sarà presente il prof. Mobeen Shahid, docente all’Università Lateranense, e Segretario generale dell’Associazione pakistani cristiani in Italia che, nel nome di Shabhaz Bhatti, promuove in Europa l’attenzione e il sostegno ai fedeli pakistani che soffrono discriminazioni e persecuzioni. (PA) (Agenzia Fides 2/12/2011)