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Shama e Shahzad: la legge anti-blasfemia e la schiavitù dei cristiani nelle fornaci di mattoni

CONFERENZA STAMPA

martedì 2 dicembre ore 11.00

Sala Stampa di Palazzo Montecitorio

Ingresso Via della Missione, 4

Shama and ShahzadShama e Shahzad: la legge anti-blasfemia e la schiavitù dei cristiani nelle fornaci di mattoni. Il 4 novembre, i due coniugi cristiani Shama e Shahzad Masih sono stati gettati vivi, assieme al figlio che la donna portava in grembo, nella fornace di una fabbrica di mattoni in un villaggio del Punjab, in Pakistan. All’origine della violenza, vi è ancora una volta un’accusa di blasfemia.

Per denunciare l’accaduto e sensibilizzare l’opinione pubblica, l’Associazione Pakistani Cristiani in Italia, in collaborazione con on. Luigi Bobba (PD) ed alcuni parlamentari italiani, ha indetto una conferenza stampa che si terrà martedì 2 dicembre alle ore 11:00 presso la Sala Stampa di Palazzo Montecitorio.

Al termine della conferenza sarà proposta una mozione sulla libertà religiosa ai rappresentanti politici presenti da portare in discussione nelle rispettive sedi di competenza.

Interverranno tra gli altri: on. Luigi Bobba, Sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali; SE Monsignor Enrico dal Covolo, Rettore Magnifico della Pontificia Università Lateranense; on. Paola Binetti, UDC, sen. Mario Mauro, SC; on. Marco Rondini, Lega Nord; sen. Gianpiero Dalla Zuanna, PD; Marco Tarquinio, direttore di Avvenire; Sara Fumagalli, Umanitaria Padana Onlus; Marta Petrosillo, giornalista esperta di libertà religiosa; prof. Shahid Mobeen, fondatore Associazione Pakistani Cristiani in Italia.

Shama e Shahzad Masih sono stati sequestrati nella fabbrica di mattoni in cui lavoravano, dopo che la donna era stata accusata di aver bruciato alcune pagine contenenti versetti del corano. I due cristiani sono stati picchiati e poi gettati vivi nella fornace della fabbrica, da una folla di oltre 400 musulmani. La drammatica uccisione dei coniugi rappresenta l’ennesimo caso di omicidi extragiudiziali legati ad accuse di blasfemia. Sono infatti numerosi i casi di presunti blasfemi uccisi prima ancora di essere stati arrestati, giustiziati in carcere o perfino assassinati dopo essere stati scagionati.

La vicenda mette inoltre in luce la facilità con cui possano essere formulate accuse di blasfemia. La cosiddetta legge anti-blasfemia – corrispondente ai commi B e C dell’articolo 295 del Codice penale pachistano – non rende necessario provare la volontarietà dell’accusato. Come il 40% dei pachistani, Shama era analfabeta e, come il 95% della popolazione, non conosceva la lingua araba. Le era quindi impossibile capire se sulle pagine che stava bruciando erano stati riportati dei versetti del corano – che in Pakistan sono spesso trascritti anche su quotidiani e altre pubblicazioni – così come difficilmente i suoi accusatori possiedono una conoscenza della lingua araba tale da individuare, senza alcuna ombra di dubbio, dei versetti del testo sacro islamico nei fogli bruciati dalla donna.

È inoltre da notare come la cosiddetta legge nera sia usata in particolar modo per colpire le minoranze religiose. Recenti studi mostrano che sebbene gli appartenenti alle minoranze religiose costituiscano meno del 4% della popolazione pachistana, a loro è rivolto circa il 50% delle accuse di blasfemia.

L’uccisione dei due coniugi cristiani accende inoltre i riflettori sulla tragica sorte dei lavoratori nelle fornaci di mattoni in Pakistan. Intere famiglie sono ridotte in schiavitù per ripagare debiti contratti con i proprietari delle fabbriche, e costrette a lavorare in condizioni disumane. Sebbene qui il lavoro forzato sia illegale, si stima che tra i tre e gli otto milioni di pachistani – il 40% dei quali minorenni – siano vittime di questa odierna forma di schiavitù. Tra loro è alto il numero di appartenenti alle minoranze.

L’Associazione Pakistani Cristiani in Italia intende richiamare l’attenzione della comunità internazionale e del governo italiano – specie durante questo semestre di presidenza del Consiglio dell’Unione Europea – affinché esortino il governo del Pakistan a difendere e proteggere le minoranze religiose. In particolare si chiedono provvedimenti tesi a limitare l’abuso della legge anti-blasfemia, quali una maggiore severità nei confronti di chi formula false accuse di blasfemia. È necessario inoltre offrire all’accusato la possibilità di difendersi e un’adeguata protezione al fine di ridurre il rischio di esecuzioni sommarie.

Infine si intendono richiamare le autorità pachistane ad un maggiore impegno nel porre fine alla schiavitù messa in atto nelle fabbriche di mattoni. Sebbene nel 1992 sia stata implementata una legge che abolisce il lavoro forzato nelle fornaci, non si riscontra da parte del governo la volontà di porre fine a questa grave violazione dei diritti umani, né è stata messa a punto alcuna procedura atta a verificare il rispetto della norma.

Per partecipare è necessario accreditarsi, inviando una email a questo indirizzo (petrosillomarta@gmail.com) indicando nome, cognome e testata. Gli operatori foto-televisivi dovranno inoltre comunicare: data di nascita; n° tessera ordine dei giornalisti; tipo di apparecchio.

Per gli uomini è obbligatorio presentarsi in giacca e cravatta.